Le attuali “baruffe” soraggine intorno all’ASBUC.
C’era una volta la valle dell’Orso, abitata da un popolo fiero, dignitoso e ribelle che mal si adattava all’uso di “menare l’orso a Modena” per mostrare sottomissione a quei signori che governavano queste terre.
Questa valle era in grado di sfamare molte greggi e parecchia gente e vi erano anche terre di uso civico, di uso collettivo, al servizio della comunità, che i cittadini utilizzavano, rispettavano e conservavano negli anni.
Poi passarono gli anni e venne il ventennio, durante il quale tali terre furono trasferite nelle disponibilità del Demanio e quelli non erano certo tempi per opporsi alle decisioni di vertice.
Come sempre accade, vennero tempi migliori ed i soraggini, vollero formalmente recuperare l’uso civico su quei territori e fu così che tre “pastori” come essi stessi orgogliosamente si qualificavano, iniziarono un’azione legale per riconquistarne il diritto all’Uso.
La vertenza è stata lunga ed è stata vinta perché la richiesta era fondata e giusta, sostenuta con convinzione da chi si è susseguito nel portare in fondo la rivendicazione sia dai soraggini residenti sia da coloro che residenti non lo erano più perché la vita li aveva portati in altri luoghi.
Dalla restituzione delle terre di uso civico, è stata creata l’ASBUC, Amministrazione separata dei beni di uso civico, della Valle di Soraggio
La legge ne affida ai residenti la gestione e periodicamente vengono indette le elezioni dei componenti del comitato di gestione che amministra i terreni e i loro prodotti.
Molti soraggini che non risiedono più stabilmente nella valle si sono dimostrati attaccati al territorio e alla comunità, gravitando intorno a queste in vari momenti dell’anno e in varie occasioni e ultimamente stanno cercando, insieme anche a residenti, di poter esprimere le loro opinioni su alcune attività dell’ASBUC, in particolare sull’azienda faunistico-venatoria, cose queste niente affatto gradite dalla maggioranza dell’attuale comitato di gestione.
Veniamo ora alle attuali “baruffe” tra parte di soraggini residenti e non, e l’ASBUC.
Il 6 agosto 2010 vi è stata una assemblea dell’ASBUC a cui erano presenti anche non residenti che volevano portare il loro contributo alla discussione in atto, non certo partecipare alle decisioni a cui non hanno diritto, sostenendo che l’iniziativa proposta, il teleriscaldamento, così come dall’ASBUC era stata concepita non era economicamente valida e quindi andava, quantomeno, rivista, vagliando anche altre possibilità che la disponibilità di cippato consente.
La discussione fu abbastanza vivace e un membro del Comitato lasciò l’assemblea contestando la presenza dei non residenti e il loro diritto a intervenire perché non previsto nel regolamento.
Siamo fermamente convinti che le leggi e i regolamenti vadano rispettati ed applicati, eventualmente modificati, un po’ meno che si usino come pretesto per non far avvenire momenti di confronto, a meno che non sia proprio questo che si vuol evitare.
A seguito di questi fatti e constatato che nelle condizioni attuali da parte dell’ASBUC non c’è volontà di confronto, i non residenti, e sono tanti, si organizzano proponendosi di formare un comitato e chiedono al presidente dell’ASBUC un incontro dove, oltre alla consegna dell’elenco dei sottoscrittori (oltre 80) e dove fanno richiesta che un loro rappresentante senza diritto di voto possa partecipare alle riunioni del comitato stesso, si avvii anche il confronto sul merito delle richieste.
Chiedono inoltre che un loro rappresentante, in questo caso con diritto di voto, possa partecipare alla gestione dell’azienda faunistico-venatoria “Monte Prunese” dato che questa opera sui terreni di privati (anche non residenti), dell’ASBUC di Soraggio e su quelli delle ASBUC di Sillano e di Capanne e Dalli.
In merito a questa azienda si consideri che, così come è ora, esiste perché proprietari di terreni compresi nel suo territorio hanno dato il loro consenso alla sua costituzione.
In questo atto non c’è distinzione fra residenti e non, non si vede quindi la ragione perché i residenti, tramite l’ASBUC, possono partecipare alla gestione ed i non residenti non ne abbiamo la possibilità.
Siamo convinti che sia arrivato il momento di rimediare a questa anomalia, se ciò non avverrà prenderebbero forza le ragioni affinché i non residenti, e ovviamente anche i residenti che non sono d’accordo con l’attuale gestione, provvedano al ritiro dei loro terreni dall’azienda con la probabile conseguenza del suo scioglimento.
La legge lo prevede, amministratori accorti dovrebbero tenerne conto.
Aver fatto loro domande, aver presentato richieste è stato dall’ASBUC considerato come atto di lesa maestà, è stato come avere bestemmiato in chiesa.
Per troppi anni non ne hanno avute e non essendo abituati a riceverle, tre componenti dell’attuale Comitato di gestione e dei precedenti, veri e propri amministratori in servizio permanente effettivo, dispongono uno sgangherato “proclama” per portare a conoscenza gli utenti dell’uso civico della situazione e dell’affronto subito.
Si scagliano contro l’associazione Farefuturo, rea di aver sostenuto e dato ospitalità ai contestatori non residenti presso il proprio sito internet (www.farefuturo.it). Lo fanno nello stile che a loro viene meglio, insultando, e senza peraltro trovare l’onestà intellettuale di inviare all'associazione stessa il proclama, dove si accusano i suoi membri, fra l’altro, di “pensieri deliranti”.
Inveiscono contro l’associazione invece di mostrare disponibilità alla discussione e al confronto e dichiarano che i non residenti non avrebbero più potuto partecipare ad alcun confronto sulla gestione dell’uso civico, salvo in casi particolari e da loro stessi preventivamente autorizzati.
Magnificano la loro gestione ventennale, la loro abnegazione, le migliaia di ore di lavoro perse, il sacrificio sopportato dalle famiglie e tutto questo per gestire, nel rispetto di “tutte” le regole, l’ASBUC e tutto, naturalmente, fatto in maniera gratuita utilizzando spesso i propri mezzi.
In definitiva si ergono a “Santi Protettori e Tutori della Valle e dei beni di uso civico” contro quelli che loro considerano degli estranei rivoltosi.
Non si capisce perché questo proclama non sia stato inviato a tutti gli utenti, ma solo a qualcuno a cui non se ne può fare a meno, evidentemente, considerato utente più utenti degli altri.
Forse per mostrare ai propri fidi come si trattano gli eretici, quelli che non seguono il pensiero (si fa per dire) dominante, e come si “segna“ il territorio dagli intrusi.
Non si capisce come mai del proclama non sia stata autorizzata la diffusione al di fuori della comunità di Soraggio, intesa da loro come formata esclusivamente da persone che qui hanno la residenza anagrafica, burocratica, indipendentemente dalla presenza effettiva più o meno continuativa.
Speravano forse che questo non superasse la galleria della Rocca?
Forse si vergognavano, e si vergognano tuttora, del contenuto qualora questo fosse uscito, ed esca, dal territorio da loro controllato?
Come mai, qualche anno fa, quando vi è stata la vicenda del taglio dei pini in località “Serra della Spessa” con i suoi risvolti legali, per mesi e mesi non si è saputo niente, nessuno si è preoccupato di informare gli utenti di quello che accadeva, di quello che era successo, delle iniziative adottate per riportare sotto controllo la situazione, degli sviluppi della vicenda e chi ne era responsabile?
In quell’occasione ben più pressante era la necessità e il dovere di portare a conoscenza degli utenti le questioni, ma ciò non è avvenuto.
Ma forse, in quel caso, era bene che gli utenti “non addetti” restassero all’oscuro, e così è stato per molto tempo, infatti non furono fatte riunioni o assemblee, ad eccezione di una e dopo molto tempo.
Il primo loro accenno scritto alla questione è del Luglio 2010, a vicenda conclusa dal punto di vista penale.
Sempre sul lato dell’informazione agli utenti, il regolamento prevede che le deliberazioni prese dal comitato siano rese pubbliche mediante affissione all’albo pretorio del Comune: è stato sempre fatto?
Non ci risulta.
Questo è un altro orecchio dal quale ci sentono poco.
Evidentemente nel loro modo di concepire la cosa non è poi così importante che gli utenti ne siano informati in maniera puntuale, stabiliscono loro se e cosa far sapere, operando come se il tutto fosse una cosa loro.
Gli interrogativi sono tanti e ci sarà modo prossimamente di tornarci su, in particolare sulla vicenda del teleriscaldamento sulla quale abbiamo posto loro delle domande che dopo 8 mesi non hanno avuto risposta.
Ora andiamo avanti con le “baruffe” intorno alle questioni poste dai non residenti.
Passa il Santo Natale, quando ognuno fa i propri fioretti e si ripromette di essere più buono.
La netta chiusura al confronto tra soraggini, espressa nel proclama viene disconosciuta dalla loro raccomandata del 19 gennaio scorso, inviata al costituendo comitato dei non residenti, dove si afferma di ritenere “da sempre auspicabili forme di partecipazione e di confronto senza tuttavia violare leggi e regolamenti” che regolano la materia.
In questa si annuncia che sarà comunicata la data dell’incontro dove si discuterà anche di documenti e dichiarazioni apparse sul sito della famigerata associazione Farefuturo.
Si sono lanciati, le cose sono fatte in grande, l’ASBUC coinvolge della questione anche il Sindaco del Comune di Sillano, invitandolo all’incontro, e il settore usi civici della Regione Toscana.
Anche il linguaggio è migliorato, non è più quello sgangherato sfoggiato in occasione del proclama, si arriva ad auspicare il confronto anche con chi era stato, solo un mese prima, accusato di delirare.
Bene! pensiamo, almeno si parlerà apertamente e con il coinvolgimento anche di coloro i quali potranno, eventualmente, contribuire a modificare le norme che regolano la gestione, e poi più persone si confrontano, migliore sarà il risultato.
Il 26 gennaio il costituendo comitato cittadini non residenti della Valle di Soraggio apprezza l’apertura e dichiara la sua disponibilità con l’auspicio di poter partecipare con una delegazione rappresentativa.
Invitano inoltre, ai fini di una corretta informazione sull’argomento da trattare, di far pervenire formalmente al costituendo comitato non residenti, al Sindaco, e al settore usi civici della Regione Toscana la loro comunicazione agli utenti del dicembre 2010 (il proclama prima citato ).
Passano tre settimane e il 19 febbraio l’ASBUC fissa la data dell’incontro (5 marzo) e per conoscenza avvisa il Sindaco del Comune di Sillano e il settore usi civici della Regione Toscana.
La disponibilità al confronto si è raffreddata, infatti l’invito è rivolto soltanto ai “tre firmatari delle missive” in rappresentanza del costituendo comitato e, quel che è grave, “al solo fine di ricevere la documentazione sottoscritta dai non residenti”.
Non ci sarà quindi alcun confronto.
Comunicano inoltre che ritengono inopportuno divulgare oltre i “cives”, come loro identificano i residenti nella valle, quanto scritto sul documento consegnato nel dicembre scorso (ancora il proclama).
Perbacco! Il linguaggio migliora, ma l’apertura mentale non sembra giovarsene.
Cosa è successo nel contempo, fra la lettera del 19 gennaio e quella del 19 febbraio, è subentrata qualche difficoltà?
Perché si vuol evitare il confronto precedentemente così tanto magnificato e auspicato, se ne temono gli effetti?
Il 3 marzo, i firmatari, in nome del costituendo comitato e avvertendo anche il Sindaco e il settore usi civici della Regione Toscana, comunicano che, dal momento che non ci sarà una discussione, non ci stanno a fare le veci dei postini e pertanto invieranno con l’apposito servizio la documentazione in loro possesso, cosa che è poi stata fatta.
Prendono nota del passo indietro fatto dall’ASBUC che prima coinvolge anche istituzioni, Sindaco e Regione, nel confronto, poi, con leggerezza e superficialità, lo nega.
Ribadiscono altresì l’opportunità di trasmettere l’ormai noto proclama di Dicembre al Sindaco e al settore usi civici della Regione al fine di far meglio conoscere il loro modo d'intendere la gestione dell’ASBUC.
Confermano, in ogni caso, la disponibilità ad affrontare in maniera costruttiva l’argomento.
Ma nonostante la caparbietà con cui l’ASBUC sta abbarbicata alle sue posizioni, respingendo ogni forma di apertura verso gli utenti, qualcosa sta cambiando.
Intanto, molto più che in passato, c’è la possibilità di conoscere gli argomenti che stanno trattando, si riescono ad avere molte più informazioni di cosa si parla nella loro sede, nel “Centro Direzionale del Ghiarone”.
Come Farefuturo ci eravamo proposti di coinvolgere enti e strutture competenti per fare uno studio approfondito sull’uso razionale del cippato, questo è stato fatto con l’Università di Pisa, il lavoro verrà presentato e discusso in un momento pubblico che stiamo organizzando.
L’attenzione che abbiamo richiamato intorno alle potenzialità della risorsa legno, ha fatto si che pervenissero all’ASBUC altre offerte: un’azienda ha proposto soluzioni a più ampio spettro, dal semplice acquisto all’utilizzo in loco per produrre energia elettrica e calore, prevedendo anche forme di coinvolgimento diretto di residenti eventualmente interessati.
Queste offerte potranno e dovranno essere confrontate con quelle di chi si è fatto promotore e sostenitore del teleriscaldamento.
Sarà così possibile, da parte ASBUC, compiere scelte razionali che soddisfino realmente gli interessi della comunità.
Ovviamente l’ASBUC, continuando imperterrita nel suo modo di operare, non ha ritenuto opportuno informarvi e coinvolgervi in merito a questi nuovi fatti.
Ma la cosa che può veramente dare una svolta all’utilizzo dei beni di uso civico a favore degli utenti, e del miglioramento delle condizioni di vita nella comunità, è la modifica dello statuto, al fine di prevedere che i proventi della loro gestione possano essere utilizzati non solo “nella tutela, nel miglioramento, nel potenziamento dei beni collettivi”, come previsto nello statuto vigente, ma anche “a beneficio di tutti gli aventi diritto”, come hanno già fatto altre ASBUC della Toscana.
Le forme per dare beneficio a tutti gli aventi diritto possono essere varie, da individuare e mettere a punto.
Noi, al momento, ipotizziamo accordi con enti fornitori di beni e servizi (energia elettrica, acqua, nettezza urbana) affinché le loro erogazioni fatte alla comunità abbiano un prezzo scontato, inferiore a quello di mercato. La differenza sarebbe coperta dai proventi derivanti dalla gestione dei beni di uso civico.
Questo consentirebbe a chi realmente vive nella valle di avere agevolazioni sostanziali, non limitate come ora a diritti che hanno perso importanza durante il tempo come l'ottenere un po’ di legna a prezzo scontato.
Un consigliere ha sottoposto il quesito all’intero comitato di gestione, vogliamo sperare che ci sia un loro interessamento al pari dell’importanza che l’argomento ha.
Al momento questa è la situazione e quello che siamo riusciti a fare.
E i soraggini, quelli residenti, in quanto utenti degli usi civici, cosa ne pensano?
Alcuni mostrano quantomeno perplessità sul modo di operare dell’ASBUC, ma gli altri che dicono, va tutto bene?
Sono soddisfatti di essere trattati in questo modo dai Tutori della Valle ?
Non credono che ci possono essere modi migliori per gestire i beni di uso civico e che quanto avvenuto negli ultimi mesi dimostri che questo è possibile?
Non ritengono sia giunto il momento di pensare e agire con la dignità e la fierezza di un tempo?
Giugno 2011